IV DOMENICA DI QUARESIMA

Il brano che leggiamo oggi nel vangelo è la vicenda del cieco nato, che ricorda il nostro cammino di fede. Siamo noi quel mendicante cieco, noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare il Signore Gesù nella nostra vita. E Lui ha creato in noi la possibilità di vedere: simbolicamente Gesù prende del fango, lo spalma sugli occhi e manda quell’uomo a lavarsi nella piscina di Siloe, parola che significa inviato. Chi è l’inviato? Gesù è l’inviato mandato dal Padre perché la nostra vita sia illuminata. La piscina di Siloe richiama il battistero e il gesto che fa Gesù deve richiamare la creazione dell’uomo. Adesso Gesù porta a compimento la creazione. Nella nostra esperienza di peccatori Gesù ci raggiunge con la sua potenza guaritrice. Il battesimo è stato per noi un evento di creazione e dura per tutta la vita. Gesù ha dato a tutti la possibilità di vedere le cose con gli occhi di Dio, secondo il suo criterio. Noi nasciamo senza la capacità di vedere Dio, abbiamo tutti bisogno di un intervento di Dio per poter vedere. Il mendicante cieco appena uscito dal tempio deve raggiungere la piscina di Siloe che è molto distante. Quell’uomo cieco, con la faccia imbrattata di fango deve attraversare i vicoli della città vecchia, percorrere molte scale per arrivare a Siloe di lavarsi e solo dopoché si è lavato finalmente apre gli occhi e ci vede; quell’uomo deve percorrere un cammino di fede, non solo, ma matura spiritualmente, comincia a parlare di Gesù semplicemente come quell’uomo, poi dice che è un profeta, ammette che deve venire da Dio, alla fine riconosce che è il Signore e gli si prostra dinanzi e lo adora. Nel racconto c’è anche la figura simbolica e negativa dei genitori di quest’uomo nato cieco i quali, convocati dai farisei, riconoscono che è loro figlio, ammettono che sia nato cieco, ma non sanno dire come adesso possa vedere e non sono interessati, perché hanno paura dei Giudei. In questo modo il racconto non solo ci invita a fare un percorso di fede ma ci esorta a riconoscere con coraggio l’opera che Cristo ha già compiuto in noi e vivere di conseguenza.

La prima lettura ci mostra la scelta del re Davide e continua la storia della salvezza proponendoci le grandi figure dell’Antico Testamento. Dopo Adamo, Abramo e Mosè, oggi ci è proposto Davide. Samuele è mandato a scegliere un successore a Saul e la voce di Dio lo indirizza a scegliere l’ultimo dei figli di Iesse, il più piccolo, il minore perché, dice, il Signore non guarda l’apparenza, ma guarda il cuore e sceglie con criteri diversi da quelli che adotterebbero gli uomini. Davide è stato scelto da Dio perché il Signore conosce il cuore e guida la storia e guida questa persona per farla diventare pastore del suo popolo. Al Salmo responsoriale si ripete con insistenza che il Signore è il mio pastore, ad acque tranquille mi conduce, ci sono i riferimenti ai sacramenti, c’è l’acqua del battesimo, “ungi di olio il mio capo” fa riferimento alla cresima, “il mio calice trabocca” allude all’ Eucaristia: siamo guidati dal Signore, che prepara davanti a noi una mensa e ci accoglie nella sua tenda.

In questi giorni di sofferenza, di preoccupazione, di paura, vorrei esprimervi la mia vicinanza, assicurandovi il mio ricordo, tutte le mattine nella Messa. Vorrei condividere con voi le parole del Papa:

“Il nostro Dio è vicino e chiede a noi di essere vicini, l’uno all’altro, di non allontanarci tra noi. E in questo momento di crisi per la pandemia che stiamo vivendo, questa vicinanza ci chiede di manifestarla di più, di farla vedere di più. Noi non possiamo, forse, avvicinarci fisicamente per la paura del contagio, ma possiamo risvegliare in noi un atteggiamento di vicinanza tra noi: con la preghiera, con l’aiuto, tanti modi di vicinanza. E perché noi dobbiamo essere vicini l’uno all’altro? Perché il nostro Dio è vicino, ha voluto accompagnarci nella vita. È il Dio della prossimità. Per questo, noi non siamo persone isolate: siamo prossimi, perché l’eredità che abbiamo ricevuto dal Signore è la prossimità, cioè il gesto della vicinanza.

Chiediamo al Signore la grazia di essere vicini, l’uno all’altro; non nascondersi l’uno all’altro; non lavarsi le mani, come ha fatto Caino, del problema altrui, no. Vicini. Prossimità. Vicinanza. «Infatti, quale grande nazione ha gli dei così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che Lo invochiamo?».

BUONA DOMENICA!                                                                                                                                                                      Don Simone

Pubblicato il 21 marzo 2020 su dSimone. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Commenti disabilitati su IV DOMENICA DI QUARESIMA.

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